Oltre a una moglie imbecille e lussuriosa che lo cornifica a carte scoperte e a due bimbetti guardoni e sadici, il barone Frankenstein ha il progetto di fabbricare chirurgicamente una coppia di Adamo ed Eva che dovrebbero essere i capostipiti di una nuova razza umana. Carneficina conclusiva. Esercizio di bassa macelleria grandguignolesca, condita con le spezie di un pornoerotismo da caserma e col sale di una furfantesca parodia cui l'umorismo ammiccante dei dialoghi, firmati da Tonino Guerra, dà un contributo apprezzabile. Interpreti meschinelli tra cui il più bravo è U. Kier, il barone. Prodotto da Carlo Ponti, girato in 3D (e all'inizio proiettato come tale) con fotografia di Luigi Kuweiller e i trucchi di Anthony M. Dawson (Antonio Margheriti) che firma anche la regia dell'edizione italiana.